lunedì 4 aprile 2016

Pensioni e lavoro: sindacati e governo imbarazzanti

Durante l'ultimo weekend la deflagrazione dello scandalo petroli, dopo le intercettazioni che hanno causato le dimissioni del ministro per lo Sviluppo economico Federica Guidi, ha un po' oscurato alcune dichiarazioni imbarazzanti del sindacato e di Matteo Renzi in tema di lavoro e pensioni.
Sabato 2 aprile i sindacati sono scesi in piazza contro la legge Fornero sulle pensioni per chiedere soprattutto flessibilità in uscita allo scopo di favorire l'entrata dei giovani nel mercato del lavoro, per dare ai giovani un futuro.
Quale futuro? Qualche emerito sindacalista si è mai accorto che c'è un'intera generazione (i nati a cavallo tra gli anni '70 e '80) che, penalizzata da riforme del lavoro che hanno saputo solo creare precarietà e sfruttamento, è stata dimenticata anche dal sindacato che ha sempre preferito tutelare dipendenti e pensionati?
Con un colpevole ritardo di almeno dieci anni il sindacato si è accorto che i giovani o sopravvivono con lavori precari o sono disoccupati. In ogni caso spesso a carico delle famiglie d'origine, in cui le pensioni dei nonni e dei padri cominciano a essere messe in discussione.....
Il Jobs Act non sta mantenendo le promesse del governo. Le nuove assunzioni, dopo un sensibile aumento entro dicembre 2015 "drogato" da un regime di agevolazioni fiscali fino a 8 mila euro l'anno per 3 anni, dal 1° gennaio 2016 (dati Istat) sono in discesa perché il bonus fiscale è stato dimezzato.
Per assumere le aziende vogliono continuare a essere "pagate". E che cosa fa Renzi? Ringrazia gli imprenditori perché secondo lui hanno creato posti di lavoro. "Per l'Italia Marchionne ha fatto più di certi sindacalisti", ha detto il presidente del Consiglio alla scuola di formazione politica del Pd.
Renzi ha memoria corta. Qualcuno gli ricordi che per la Fiat l'Italia ha fatto più che per qualunque altra impresa. Sarà stato certamente opportuno, ma si abbia la compiacenza di ammetterlo invece di rovesciare le carte in tavola.

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