lunedì 10 agosto 2015

Una strage silenziosa nei campi del Sud

Nei campi di pomodori e nelle vigne della Puglia sotto il sole, e che sole!, di questa estate insopportabilmente torrida negli ultimi giorni hanno trovato la morte tre braccianti: un sudanese, un'italiana e un tunisino. Si chiamavano Abdullah Mohammed (47 anni), Paola (49 anni) e Zaccaria (52 anni).
Salvo qualche breve articolo in cronaca la notizia di queste morti non ha destato particolare sdegno essendo giornali e tv già pieni purtroppo della strage continua di migranti morti annegati nel Mediterraneo.
Leggiamo le notizie dei naufragi e vediamo le scene tragiche che li rappresentano mentre sfogliamo distrattamente un giornale o guardiamo un tg facendo colazione.
Lo sdegno da troppo tempo, purtroppo, ha lasciato il posto all'indifferenza, magari un'indifferenza toccata da qualche sussulto di solidarietà ma alla fine... "E' uno scandalo,
che cosa ci possiamo fare noi? E' un problema europeo"... Domande e risposte auto-assolutorie che trovano spazio nel vuoto di una normativa comunitaria che sia davvero efficace, emergenza a parte.
E ancora ci autoassolviamo quando le vittime sono pochi lavoratori in nero che muoiono nelle piantagioni del Sud a causa dello sfruttamento disumano cui sono sottoposti per pochi euro al giorno. Colpa dei "caporali", colpa di agricoltori senza scrupoli eccetera. Tutto vero. Ma in questi casi sarebbe meno complicato intervenire davvero in modo concreto e non solo in emergenza. Gli strumenti ci sono. Ci sarebbero.
Dov'è il Jobs Act? Dove sono i controlli degli ispettori del lavoro sulla regolarità dei contratti e sulla sicurezza sul lavoro? Dove il sindacato?
Ma prima ancora ci vorrebbe qualche provvedimento molto duro contro il caporalato, piaga mai estirpata del Sud.

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