venerdì 10 ottobre 2014

Chi ha paura del "Jobs Act"?

Il governo decide di riformare le regole del mercato del lavoro e una parte della sinistra insorge: in difesa di quel che resta dell'art. 18 (già depotenziato dalla Fornero) si schierano la minoranza Pd, la Fiom e la Cgil; e inoltre Bersani dichiara che la priorità non sono nuove regole del lavoro ma la lotta all'evasione fiscale (come dire mettiamo in stand by per adesso l'emergenza lavoro).
Evidentemente nelle famiglie di questa sinistra non ci sono figli o nipoti precari o "stabilmente precari" che da anni aspettano giustizia. Per intenderci, quelli della "generazione perduta".
Perché arroccarsi su tutto e non contestare invece solo quel che non si condivide del Jobs Act?
Qualcuno della sinistra si è accorto o no che le nuove regole dovrebbero (nonostante le buone intenzioni dichiarate il condizionale è d'obbligo) far cadere finalmente la legge vigente (Fornero-ex Biagi)?
La legge Fornero-ex Biagi, che aveva frantumato il sistema lavoro in nome della flessibilità con una quarantina di contratti diversi, ha molte responsabilità per la situazione attuale. Non ha fatto emergere il lavoro nero e, favorendo in modo evidente gli imprenditori con una miriade di contratti low cost utilizzati indiscriminatamente e spesso in modo illecito, ha creato precarietà su precarietà. Non si può sempre e solo imputare alla grave crisi economica che ci ha travolto la responsabilità del degrado del sistema lavoro. Ecco quindi l'urgenza di avere nuove regole.
Sappiamo tutti che per creare nuovi posti di lavoro occorre crescere ed essere più produttivi. Ma, quanto alla produttività, come si fa anche solo a stimolarla quando ci sono lavoratori con contratti di uno o pochi mesi oppure di un giorno?









Nessun commento:

Posta un commento