giovedì 28 novembre 2013

A proposito del futuro di povertà dei precari


Lettera al Corriere della Sera pubblicata il 28 novembre 2013 nella rubrica Interventi e Repliche, pag. 49.

Caro direttore, sul Corriere di ieri, a proposito del futuro di povertà dei precari, allarme lanciato il giorno prima dall'Ocse, c'è un spunto che varrebbe la pena indagare. In un articolo firmato da Corinna De Cesare e Fabio Savelli, leggo che il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua ha provato a spargere acqua sul fuoco rassicurando i giovani con queste parole: "Chi oggi è precario la pensione ce l'avrà sicuramente perché il sistema pensionistico non può essere sostitutivo del mercato del lavoro, dell'assistenza e del sostegno al reddito, se i tre sistemi reggono allora non si verificherà quello che dice l'Ocse".
Il problema non è solo quello di avere la pensione, ma la sua entità. Io non avrei detto che Mastrapasqua è stato rassicurante (a parte i "se"), anche perché lo stesso presidente dell'Inps, il 6 ottobre 2010, aveva detto al Corriere: "Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale". Nello stesso periodo l'Inps aveva appena reso noto uno studio dal quale risultava che, dopo una vita da precario, un lavoratore andrebbe in pensione con circa 250 euro. Ma nessuno fece caso a questa notizia.
L'allarme lanciato dall'Ocse il 26 novembre non era una notizia. I circa 3,5 milioni di precari in Italia e le loro famiglie hanno da tempo ben presente questo problema. D'altra parte l'uso fuori controllo, l'abuso, che molte aziende continuano a fare dei contratti atipici non fa che aggravare la situazione.
Nei giorni scorsi ho partecipato a qualche evento di Book City (editori tutti contenti dei risultati; quest'anno 130 mila partecipanti rispetto agli 80 mila dell'anno scorso). Quanti sanno che le aziende editoriali sono quelle che più sfruttano questi contratti, in gran parte falsi contratti a progetto e false partite Iva?
Secondo l'inchiesta "Editoria invisibile" promossa da Ires Emilia Romagna per conto di SLC (sindacato lavoratori della comunicazione)/Cgil i cui risultati sono stati resi noti nella primavera scorsa, il 92% di chi lavora nell'editoria ha contratti non standard. In grandissima parte sono donne, laureate, in età compresa tra i 25 e i 39 anni.

Grazie per l'attenzione

Valentina Strada

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