venerdì 6 aprile 2012

Lavoro: una riforma che non punisce gli abusi

Se il Parlamento approverà l'attuale testo del ddl sulla riforma del mercato del lavoro le finte partite Iva e i finti co.co.pro non avranno certo motivo per sentirsi soddisfatti.
Perché? Perché la legge, una volta approvata, prevede che le aziende abbiano un anno di tempo per stabilizzare le finte partite Iva e prevede anche, per quanto riguarda i finti co.co.pro, che l'assunzione scatti solo con i nuovi contratti. Come a dire che le aziende avranno tutto il tempo per lasciare a casa, indisturbate e impunite, questi lavoratori vittime di abusi contrattuali e rappresentati da nessuno.
Mi piacerebbe che di questa realtà prendesse atto anche il presidente Napolitano che, nella sua meritevole azione di moral suasion riguardo l'art. 18, forse ha perso di vista, anche lui purtroppo, che questa riforma non è per i giovani disoccupati né per i giovani e meno giovani precari.
La consultazione del governo con le parti sociali è avvenuta quasi esclusivamente attorno all'art. 18 e il risultato è che ai "giovani", a fronte di una minore flessibilità in uscita (nuovo art. 18), è stata riservata una stretta della flessibilità in entrata purtroppo molto inferiore a quel che il governo aveva promesso col disboscamento della folta tipologia di contratti atipici.
E c'è anche il rischio che la prossima discussione del ddl in Parlamento porti, a causa delle pressioni di Confindustria e di Rete Imprese sostenute dal Pdl, a un testo ancora più peggiorativo per i lavoratori meno tutelati.
A Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica, che sul suo giornale il 5 aprile parlando delle "cose buone di questa riforma" ha citato "l'avvio di una lotta al drammatico dualismo occupazionale..... L'inizio di una guerra senza quartiere all'apartheid del precariato con l'incentivo a recuperare la centralità del contratto a tempo indeterminato e il disincentivo ad abusare dei co.co.pro e delle finte partite Iva" suggerirei di leggere con più attenzione il testo del decreto legge.
Emma Marcegaglia, invece, si è calata nei panni di Alice nel paese delle meraviglie. La presidente di Confindustria, sul Corriere di oggi ammette candidamente che gli abusi di partite Iva, co.co.pro e associati in partecipazione "vanno combattuti con i controlli degli ispettori del Lavoro, non con una presunzione automatica di illecito per cui il rapporto di lavoro si trasforma in subordinato". Ma va?
Certo questa sarebbe stata la giusta premessa della riforma. Prima eliminare tutti gli abusi, risarcire i lavoratori truffati e poi, ripristinata la legalità, costruire una riforma degna di questo nome. Invece siamo in presenza di un gran pasticcio.
Punire gli abusi dei contratti più precarizzanti era uno degli obiettivi qualificanti della riforma. Mancato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questo articolo urla finalmente "verità" e centra quelli che sono oggi i veri problemi del mercato del lavoro. QUANTA IPOCRISIA...MI VIENE IL VOMITO!!!

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