sabato 24 marzo 2012

Da Monti e Fornero parole, parole, parole

Il 18 dicembre 2011, a un mese circa dal suo insediamento, il governo Monti annunciò che avrebbe affrontato la riforma del mercato del lavoro.
Tre gli obiettivi principali: il depotenziamento dell'art. 18 (nonostante molte dichiarazioni di segno opposto del governo, che disse che nulla sarebbe cambiato per i lavoratori dipendenti attualmente in attività), lotta al precariato e welfare per tutti.
Il risultato che abbiamo sotto gli occhi è molto inferiore alle aspettative.
L'art. 18 per i licenziamenti per cause economiche viene effettivamente smantellato; la lotta alla precarietà è solo prurito e il welfare esclude i lavoratori "a progetto".

1 commento:

Fausto Soregaroli ha detto...

Gentile Dottoressa Strada,


Vorrei osare e scrivere, dopo aver letto un po' tutto quanto e in ogni dove, riguardo il debito, l'economia e la precarietà, che i problemi si risolvono dove esistono.

E' chiaro - ma da sempre - che il debito non è nostro, come è chiaro che esistono delle dinamiche che arrivano da molto lontano e che si sono evolute e rafforzate nel tempo e che hanno permesso alle lobby economico - finanziare, con l'aiuto dei " politici ", di creare un nuovo Feudalesimo: un Feudalesimo molto più forte di quello che i libri di scuola hanno voluto insegnarci, in quanto i meccanismi sono diversi, ma il denominatore comune è lo stesso. Ora, se i libri fanno leggere in modo negativo il vecchio Feudalesimo, tutti lo riconosciamo come una "peste bubbonica ", come qualcosa di brutto, cattivo e sbaglito: qualcosa da combattere. Se, invece, i libri attuali e la disinformazione attuale ( il 90 % della stampa ) non ci fanno IDENTIFICARE il nuovo Feudalesimo come tale e quale è, allora nessuno o solo pochi, si mobilitano contro di esso.

Partendo da questo presupposto, se osserviamo attentamente alcune caratteristiche del Nuovo Feudalesimo e mettiamo da parte un attimo i vari libroni di Micro e Macro - Economia e le loro belle formule applicate e non, ci accorgiamo che un punto in comune - gigantesco - fra i due tipi di Feudalesimo è la sperequazione della ricchezza, allora dovremmo ritornare a considerare quel termine che fa gridare al comunismo: REDISTRIBUZIONE.

E' sbagliatissimo, naturalmente, agganciare REDISTRIBUZIONE a COMUNISMO, ma è una tecnica che viene utilizzata per smantellare l'avversario. Così come sarebbe sbagliato abbinare FASCISMO a PROPRIETA' PRIVATA. Se non ripartiamo da considerazioni semplici e non paludate di economisti d'ogni sorta e rango ( generalmente al soldo di qualcuno) , non usciremo mai da questa PALUDE.

E' fondamentale redistribuire il denaro in modo sereno e naturale: ovvero, retribuire adeguatamente gli operai, i dipendenti, i collaboratori - con quella costosissima " cosa " che portano sulle spalle e che si chiama Partita Iva - e dar loro la possibilità di crescere.

Ricreando la classe media, ovvero quel collagene che permette l'interscambio fra le cosidette " Classi sociali ", in discesa ed in salita.

Chiediamoci perchè l'ex Ad di Unicredit, Profumo ( tanto per fare un esempio, ma ce ne sarebbero tantissimi ! ), ha avuto retribuzioni da nababbo e una buona uscita di 40.000.000,00 di Euro Quarantamilioni di Euro ), a fronte di salari, stipendi e compensi generali da fame e calci nel sedere quando di te si stancano??

Semplicemente perchè il Feudatario, i Vassalli e i Valvassori, non vogliono che i Contadini Liberi e i Servi della Gleba si emancipino e possano sostituirli nelle loro consolidate posizioni di POTERE...

Ora non c'è più il sangue blu, ma c'è solo il denaro e l'intreccio di potere, sia nella cultura che nell'ignoranza...

Da qui si deve ripartire,a mio avviso, per garantire una società via via più EQUA e, soprattutto, DINAMICA.


Fausto Soregaroli

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