giovedì 3 ottobre 2013

Lacrime di coccodrillo sui morti di Lampedusa

Ma quanti sono i morti dell'immane tragedia di Lampedusa? La politica ha manifestato subito dolore e solidarietà, ha svelato ipocrisia e incapacità, parole, parole, di fronte allo strazio di donne, bambini, uomini in fuga dalla guerra e dalla disperazione, che invece di trovare una speranza per il futuro sono finiti in fondo al mare, profughi con diritto d'asilo che non sono riusciti a raggiungere la costa accogliente di Lampedusa o della Sicilia
La voce di papa Francesco si è levata ancora alta: "Vergogna!".
Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, non ha mai smesso di chiedere attenzione, risorse e umanità, tanta umanità, per i fuggitivi; insieme ai suoi coraggiosi e generosi concittadini si è prodigata e  ancora si prodiga senza sosta per aiutare i pochi che sono riusciti a salvarsi dalla morte e i molti che sono stati strappati alla morte. Dalla politica finora ha ottenuto poco, niente rispetto alle necessità. Dove sono finite le promesse del premier Berlusconi ("Io sono lampedusano!") e tutte le sue fantasmagoriche idee di rilancio turistico dell'isola? E la proposta di assegnare il Nobel per la pace a Lampedusa e ai suoi abitanti?
Grazie al reato di clandestinità (una vergogna della legge italiana. Complimenti Maroni!) i comandanti dei pescherecci che prestassero soccorso alle persone pigiate una sull'altra su barconi che non si sa come talvolta restino a galla, devono essere perseguiti per favoreggiamento della clandestinità. Come dire: se vedi una carretta del mare piena di profughi, situazione di evidente pericolo di vita, tira dritto e lasciali affondare nel loro destino.
Ha detto Cinzia Colombo, presidente del Naga (associazione di volontariato laica e apartitica nata per promuovere e tutelare i diritti di tutti i cittadini stranieri irregolari, regolari e nomadi): "Si attribuisce la responsabilità delle morti in mare agli scafisti, alle condizioni atmosferiche, al caso; la responsabilità è invece dei Paesi europei, della politica dei respingimenti, della mancata accoglienza. Il mondo cambia: la crisi economica incide profondamente sull'immigrazione riducendo gli ingressi e facendo aumentare gli spostamenti interni e i rientri. I Paesi sulle coste africane del Mediterraneo vivono sconvolgimenti politici e sociali. Ma la risposta europea rimane sempre la stessa: rafforzare la Fortezza Europa. Una fortezza sempre più vecchia che cerca di conservare, chiudendosi, un passato e una presunta identità in disfacimento, senza nuove idee per affrontare la realtà e tantomeno il futuro. O si troverà una soluzione politica per affrontare quella che non è un'emergenza, ma un fenomeno del presente, o le morti in mare continueranno, come le lacrime di coccodrillo".

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