mercoledì 26 giugno 2013

Quanto fumo negli incentivi per il lavoro

Il decreto sul lavoro del governo Letta è come un bicchiere d'acqua per un malato di cancro. Il malato, dissetato, è ugualmente destinato a morire.
Gli incentivi sperimentali (taglio dei contributi fino a 650 euro al mese per 18 mesi) all'assunzione stabile di giovani d'età compresa tra 18 e 29 anni per una durata di 12 mesi (per contratti preesistenti trasformati in contratti a tempo indeterminato) e di 18 mesi (per nuove assunzioni) dovrebbero interessare circa 200 mila giovani.
Gli aspiranti neoassunti devono rientrare in almeno una di queste categorie: essere senza lavoro retribuito da almeno sei mesi; essere privi di un diploma professionale o di scuola media superiore; devono vivere soli avendo una o più persone a carico.
Il provvedimento prevede anche agevolazioni per chi ha più di 50 anni e per chi è disoccupato da oltre 12 mesi. Altri pannicelli.
Il vicepremier Alfano ha sottolineato con un certo orgoglio che questi provvedimenti sul lavoro e il rinvio di tre mesi dell'aumento dell'Iva sono "altri due gol del governo su tasse e lavoro". Ma che campionato stiamo giocando?
Anche i sindacati hanno giudicato positivamente le misure per il lavoro. Si può stare tranquilli. Soprattutto possono dormire sonni beati i milioni di precari che - meglio precari che disoccupati -  continuano comunque a essere ignorati da tutti: dal governo, per il quale rappresentano, secondo una definizione vergognosa di Mario Monti, "la generazione perduta"; dai sindacati, che mantengono un linguaggio del passato in cui esistono solo i lavoratori dipendenti e i pensionati.
Forse pensano tutti che la precarietà sia stata sconfitta dalla legge Fornero, che ha messo dei paletti, è vero, a taluni contratti, ma il risultato non ha cancellato gli abusi che aveva lo scopo di combattere. Per paradosso il governo sta pensando di modificare la legge Fornero in alcune parti, ovviamente all'insegna dell'"ancor meno regole".



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