Riporto un annuncio di lavoro che parla da solo: "Stiamo ricercando
per un cliente leader di mercato nel settore telefonia un venditore
che lavori full time presso MediaWorld di Cremona. Requisiti: venditore (minimo di esperienza), uomo/donna da 20 anni in su, disponibile full time da martedì a sabato, ed eventualmente anche la domenica quando il punto vendita è aperto, capacità organizzative e di comunicazione. Retribuzione: 500 euro netti al mese per un minimo di dieci
contratti mensili, più provvigioni dall'undicesimo contratto in su.
Si offre un contratto a progetto di un anno, in seguito rinnovabile.
Le risorse interessate possono inviare il loro curriculum a mattiabiancardi@libero.it, specificando nell'oggetto: "Venditore MediaWorld Cremona".
1 commento:
La disoccupazione non è una barzelletta e chi non ha lavoro lo sa. La disoccupazione è un dramma, prima umano, poi sociale. Un dramma che diventa ancora più grande quando ci si guarda intorno e si tocca con mano la vergognosa speculazione che di questa assenza di lavoro si fa. Più c'è coda dietro alla porta e più i compensi diventano, via via, irrisori, privi di un contenuto che abbia un senso, ovvero non sufficienti nemmeno a pagarsi un affitto o una rata di un mutuo..., di conseguenza da fame.
Quando gente come la Marcegaglia chiede al Governo una mano per l'industria, verrebbe da chiedersi come mai gli imprenditori che si vantano di portare questo nome, non investano di tasca propria nelle proprie aziende, ma chiedano ancora soldi allo Stato, ovvero a chi paga le tasse. Eppure le loro tasche son piene di isole, di immobili, di denaro, di oro, di gioielli, di quadri d'autore, di yachts, di serate mondane e abiti firmati, di una serie di beni materiali che la lista della spesa è nulla al confronto.
Solitamente queste persone non pagano mai quando escono, perchè loro sono loro.
Ora mi domando: perchè un imprenditore non deve investire di tasca sua? Se non lo fa non è un'imprenditore, ma un parassita; se non lo fa non è un'imprenditore, ma uno speculatore.
Farsi belli di grandi parole, specialmente inglesi e di banali conferenze è tipico dei ricchi che contano... Ma cosa contano? Contano i soldi che portano all'estero e che poi gli si offre di condonare per riportarne un 10% in Italia, facendo finta che sia questo 10% salvifico per il Paese.
Diciamola tutta: non esiste più la classe media, poichè si è voluta eliminare dalla faccia della terra. Era un collagene la classe media, un ponte che permetteva a tutti di poter essere di più o di meno nella classe che conta, quella dirigente.
Ora l'Italia è spaccata in due tronconi: un 70% di quasi poveri, poveri e poverissimi e un 30% di ricchi, molto ricchi e ricchissimi. Quindi, su un totale di 60 milioni di persone, dobbiamo calcolare che almeno 18 milioni se la godono e che 42 milioni piangono, o cominciano a farlo.
Queste cose non si leggono sui giornali, salvo casi rarissimi e non si sentono ai gossip dei telegiornali: ma di queste cose muore la gente, muore un'intera società.
Le banche ed i loro padroni assillano ogni giorno milioni di persone, eppure i soldi li hanno incassati, dovevano essere salvate, loro, non dovevano fallire. Mi può anche star bene, ma ora li dovrebbero "sguinzagliare" questi soldi che han dato loro fiato, se è vero, poi, che di fiato avevano così bisogno.
Non era forse meglio creare un fondo istituzionale per raccogliere tutti quei soldi che sono arrivati per ristabilire la situazione, invece di regarlarli a questa gente? Non era forse meglio?
Bentornato, Feudalesimo.
Fausto Soregaroli
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