giovedì 30 settembre 2010

Stazione Centrale Shopping Center

Alla stazione Centrale di Milano si andrà (chi andrà) soprattutto per fare shopping invece di partire con un treno. Grazie ai lavori di ristrutturazione interna, infatti, prima di arrivare a una banchina bisogna percorrere una galleria di una cinquantina di negozi, che presto diventeranno un centinaio.
Ma era proprio necessario aumentare la distanza tra i viaggiatori e i treni trasformando la stazione in un grande centro commerciale? E non si tirino in ballo discorsi sul comfort dei viaggiatori che ne trarrebbe vantaggio, perché per viaggiare bene non occorrono le griffes, bastano servizi efficienti di biglietteria, ristorazione, farmacia, rivendite di giornali e libri, bagni a specchio, treni puliti e puntuali, facile accesso alla metropolitana e ai taxi. La segnaletica poi deve essere chiara e precisa, non come quella che, nella galleria antistante le banchine, manda a destra i viaggiatori in cerca di toilette e, quando i malcapitati raggiungono la destra trovano un altro cartello che li spedisce in senso opposto, a sinistra.
Se invece, soprattutto con l'Expo alle porte, si voleva avvicinare la Centrale di Milano ai terminal ferroviari delle più importanti capitali europee, allora il progetto dell'architetto pesarese Marco Tamino, già autore della riqualificazione della stazione Termini di Roma, doveva essere un altro.

lunedì 27 settembre 2010

Natale può attendere

Quanti di noi percepiscono con un certo dispiacere che il tempo passa troppo in fretta? Guardiamo l'età: l'altro ieri avevamo vent'anni, ieri quaranta, oggi sessanta, domattina ottanta. Ma che delirio è? E' il delirio dell'Alta velocità del consumismo.
Due domeniche fa, 19 settembre, pomeriggio, sono entrata alla Rinascente di piazza Duomo, a Milano (e già una che va di domenica pomeriggio alla Rinascente forse si vuole un po' male). All'ultimo piano, in uno scintillio di luci, palle colorate, dorate, argentate, abeti finti, coccarde, ghirlande e catene di candeline era già arrivato Natale. Sì, anche Babbo Natale la cui barba mal celava i resti di una recentissima abbronzatura, era pronto con una slitta di doni.
Ora, va bene (anzi, per niente) che quel che conta e che fa spendere è quel che si vede ma, andando avanti così, il 1° gennaio sarà Pasqua, a metà aprile Ferragosto eccetera eccetera, tutto accelerato, tutto velocissimo. Anche noi, di questo passo, siamo destinati a invecchiare molto prima. Bene, io rivendico il mio diritto a invecchiare seguendo il corso naturale del tempo e non quello dettato dal marketing dei grandi magazzini. Per farlo c'è un modo: ignorare l'Alta velocità di chi vuole solo i nostri soldi e cercare di vivere assaporando le giornate più fresche, belle o piovose dell'autunno, i suoi colori, i suoi sapori. A Natale mancano 90 giorni. Natale può attendere.

domenica 26 settembre 2010

Anche la nostra pazienza sta finendo

"La pazienza è finita", dice un disinvolto Pierluigi Bersani in maniche di camicia rimboccate, cravatta allentata, sui manifesti apparsi in questi giorni sui muri delle nostre città.
"La pazienza è finita", ha ribadito ieri a Genova Emma Marcegaglia rivolta ai suoi colleghi imprenditori e riferendosi all'azione di governo insufficiente a rilanciare la crescita del Paese.
Che sia lo slogan di una nuova, singolare alleanza? Ben venga se serve. Intanto anche la nostra infinita pazienza da tempo è messa a durissima prova e si sta esaurendo.
Citazione: "Quando la miseria si moltiplica e la speranza fugge dall'uomo è tempo di rivoluzione" (Oscar Niemeyer, ultracentenario Maestro d'architettura).

sabato 25 settembre 2010

L'orribile "morte assistita" di Teresa Lewis

Teresa Lewis, 42 anni, una donna mentalmente fragile, è stata giustiziata qualche ora fa in Virginia (Usa) mediante iniezione letale.
E' stata ritenuta colpevole d'aver organizzato l'omicidio del suo secondo marito e del figliastro per incassare un'assicurazione sulla vita.
Il duplice assassinio è stato commesso materialmente da due sicari condannati invece all'ergastolo (uno dei due, che tra l'altro aveva confessato d'aver manipolato la donna, si è poi suicidato in prigione).
Mentre in tutto il mondo ci si mobilita per salvare la vita a Sakineh, la donna iraniana che rischia la lapidazione a causa di un adulterio, in Virginia il governatore repubblicano Robert McDonnell non risparmia una psicolabile e, dopo sette anni di carcere, l'affida al boia che, dopo averla sedata, le pratica l'iniezione letale. Perché?
Perché, questo in sintesi il linguaggio crudo della procedura penale della Virginia, mentalmente la donna non era abbastanza fragile da meritare clemenza: i test d'intelligenza cui era stata sottoposta avevano dato come risultato un coefficiente di pochissimo superiore alla soglia che rende costituzionalmente inapplicabile l'esecuzione.
Alla fine nessuno ha potuto salvare Teresa dall'inciviltà di una morte che, "assistita", fa ancora più orrore.

venerdì 24 settembre 2010

Ma che titoli fa il "Corriere della Sera"?

"Disoccupazione record. I giovani senza lavoro al livello più alto dal 1999" è un titolo del Corriere della Sera di oggi. Non c'era bisogno di sottolinearlo, ma se lo fa anche il primo quotidiano italiano, il problema della disoccupazione emerge davvero come un'emergenza primaria. Invece la politica che cosa fa?
Da luglio la politica, e la stampa è costretta a registrarlo, si balocca con "la casa di Montecarlo". E' forse una delle emergenze di questo Paese? La facessero finita i nostri politici con pretesti come questo che prolungano la già lunga paralisi dell'Italia.
Se Giancarlo Tulliani, il cognato di Fini, ha commesso delle frodi valutarie, lo si giudichi.
Se Gianfranco Fini ha commesso degli illeciti rispetto al suo ex partito Alleanza Nazionale il problema è privato, non pubblico. Lo si giudichi come tale.
Se si dimostrerà che Gianfranco Fini, rispetto a questa vicenda, ha mentito e tenuto un comportamento eticamente scorretto per un uomo delle istituzioni (ma vogliamo ricordare anche le menzogne e i comportamenti eticamente scorretti di Berlusconi?), si dimetta subito.
Non si può andare avanti con servizi e servizi televisivi e pagine intere di giornali occupati da questo argomento che, tra l'altro, per essere pignoli, non è neppure tra i cinque punti (giustizia, fisco, federalismo, Mezzogiorno, sicurezza) sui quali Berlusconi vuole basare il rilancio della legislatura. Punti che non sono le uniche emergenze, tant'è che il lavoro, per esempio, non è ritenuto degno di stare nel programma.
Ma allora che titoli fa il Corriere della Sera?

La scelta di Sandra

Ho letto che per sua volontà Sandra Mondaini (qui in una foto di molti anni fa) verrà sepolta nel cimitero di Lambrate, a Milano, vicino a sua madre. Questa notizia mi ha un po' sorpreso e mi ha fatto moltissima tenerezza.
Per 50 anni lei e Raimondo Vianello sono stati una coppia unitissima nel lavoro e nella vita. La morte di Sandra, pochi mesi dopo quella del marito, ne è quasi la testimonianza. C'era da aspettarsi che sarebbe stata sepolta al Verano, a Roma, nella tomba di famiglia dei Vianello.
Invece, fuori dalla retorica post mortem del "per sempre insieme", ecco che lei ha scelto di andare a stare accanto a sua madre, quasi a voler tornare in quel grembo protettivo, lontana dal palcoscenico e dai lustrini degli anni belli e dalle tribolazioni degli anni della malattia, quasi alla ricerca del suo giardino segreto (tutti ne abbiamo uno). Raimondo capirà.

giovedì 23 settembre 2010

Le taglie "morbide" sono sempre esistite

E' assolutamente inutile cercare di combattere l'anoressia mettendo all'indice le modelle-grissino quando, nella settimana della moda di Milano, viene esclusa dalle sfilate Elena Mirò, marca delle taglie "morbide", costretta a organizzare alla svelta una passerella per proprio conto (nella foto). Una scelta che naturalmente ha sollevato polemiche.
"E' una decisione ingiusta. Oggi le donne 'curvy' sono una realtà che non si può più ignorare", ha commentato, algida e magrissima, Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia.
Bontà sua, signora Sozzani. Però sappia che, senza scomodare le floride bellezze rinascimentali né quelle "maggiorate" degli anni '50, le donne che lei chiama "curvy" (cioè le taglie 46 e, mi perdoni, oltre), rappresentano sì la maggior parte delle donne italiane, ma non da oggi. Glielo dice una taglia 48-50 che, da tempo e ogni volta, si chiede perché, di fronte a un'offerta molto ampia per chi indossa la 40-42, sia così difficile invece per lei trovare abiti di buon gusto e buona fattura. Durante la stagione dei saldi poi, non ne parliamo, i negozi sono pieni di capi small ed extra-small invenduti. Certo che è più facile disegnare modelli "a prescindere", però se il "made in Italy" raccogliesse davvero la sfida delle taglie "morbide" ci sarebbero in giro donne più felici.

Niente da dire sulla Lega nelle banche?

Nel giugno 2007 scoppiò un putiferio quando Piero Fassino, parlando al telefono con Giovanni Consorte (Unipol) per chiedere notizie della scalata Antonveneta, incautamente disse: "Allora, abbiamo una banca?"
Oggi che Umberto Bossi, dopo aver ribadito più volte che alla Lega spetta un peso maggiore anche nelle banche e approfitta della vicenda Unicredit per cercare di mettere le mani su cinque importanti Fondazioni bancarie, l'establishment che conta ha fatto finta di niente.

lunedì 20 settembre 2010

Che c'entra Bossi col "Sole delle Alpi"?

Prima Oscar Lancini, sindaco di Adro, ha detto che il "Sole delle Alpi" col quale sono state "timbrate" tutte le suppellettili, ma anche il tetto, il giardino, le pareti del nuovo polo scolastico, non era un simbolo della "Padania". Poi, di fronte alla richiesta del ministro Gelmini di rimuovere quel simbolo dai banchi, dalle porte, dai cestini e da tutto ciò su cui era stato impresso come marchio indelebile, ha detto che lo farà solo se glielo chiederà Umberto Bossi.
Se il "Sole delle Alpi" non è un simbolo leghista (peraltro in una scuola dedicata a Gianfranco Miglio, ideologo della Lega), che cosa c'entra Bossi? Qualcosa non mi torna.

Mi sento in ostaggio

L'Italia è un paese bloccato. Lo dicono tutti, anche all'estero. Siamo in ritardo quasi di vent'anni. Non che prima le cose andassero a gonfie vele ma, da metà degli anni '90 circa, l'ombelico del nostro sistema-paese è la giustizia.
Tutto ruota intorno alle leggi ad personam volute dal Premier, e a quelle che vorrebbe, per poter continuare a fare gli affari suoi e quelli dei suoi amici e spacciate per leggi che tutelano la libertà dei cittadini. L'economia, se è quella di tutti, non interessa Berlusconi. Tutt'al più serve al ministro Tremonti per tagliare indiscriminatamente i servizi alla collettività (soprattutto la scuola) dando ad intendere che in questo modo "non si mettono le mani nelle tasche degli italiani".
Ma, se non ci fossero stati i problemi con la giustizia del Cavaliere, di che cosa si sarebbe occupato il Parlamento? Di che cosa avrebbero parlato i nostri deputati e senatori in questi due anni?
In Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna eccetera di che cosa si è discusso nello stesso periodo nei rispettivi Parlamenti? Senza avere dati precisi alla mano, mi sentirei di dire che, quanto a produttività (se così si può misurare anche l'attività politica), gli altri ci battono.
Non so voi, ma io mi sento in ostaggio di questa cattiva politica.

sabato 18 settembre 2010

La politica dello spezzatino

Adesso abbiamo i finiani e i veltroniani: a quando i veltrofiniani? Nessun stupore, tutto può accadere in politica. Maggioranza e opposizione si sono infilate in un unico tritacarne.
Pazienza per la maggioranza dove, dopo lo strappo di Fini, è cominciata di fatto una crisi di governo; ma nella già fragile opposizione? Caro Veltroni, c'era proprio bisogno del suo ultimo intervento a gamba tesa su Bersani?.
Che cosa uscirà da questa situazione? Temo un grande spezzatino indigesto per tutti. Nessuno saprà più chi è e con chi sta. Figuriamoci la confusione degli elettori che, chiamati a votare una coalizione e il suo programma, forse dovranno limitarsi a sceglierne solo un bocconcino, magari pure indigesto.

sabato 11 settembre 2010

L'accidia ha ucciso il sindaco Vassallo

Chi ha ucciso Angelo Vassallo, il sindaco di Acciaroli, nel Cilento, crivellato di colpi per aver difeso la sua terra dall'aggressione della criminalità?
Al di là della mano assassina che ha sparato, credo che l'abbia ucciso l'accidia, il vizio di chi, essendone consapevole, pratica placidamente l'indifferenza e l'errore perché, pur conoscendo i propri doveri, non è capace di assolverli; talvolta minimizza i problemi che gli si presentano anche per giustificare il suo non voler affrontare una realtà che gli appare troppo complessa, quindi faticosa.
Il sindaco Vassallo, molto amato dai suoi concittadini, fuori dai confini del suo paese rappresentava una questione d'importanza locale, oppure nessuno sapeva chi fosse e come si opponesse ai predoni dell'ambiente. Gli accidiosi (l'intera collettività, cioè noi) hanno preferito baloccarsi con altre distrazioni (la scena politica ne offre in continuazione) o continuare a non sapere.
Quanti altri sindaci coraggiosi sono in pericolo?

giovedì 9 settembre 2010

Ricordo Guido Passalacqua

E' morto Guido Passalacqua, giornalista di Repubblica, 67 anni. Lascia la moglie Mariella e il figlio Tommaso, amatissimi.
Questo è il mio ricordo personale. Prima di arrivare a Repubblica (dove ha lavorato dalla fondazione) e di una parentesi ad Abc, settimanale scandalistico di inchieste e cronacaccia, Guido aveva iniziato nel newsmagazine Panorama diretto da Lamberto Sechi, una dura scuola di giornalismo sul campo. Vi era approdato all'inizio degli anni '70, nella stagione più felice del settimanale mondadoriano, che cominciava a cogliere successi anche grazie all'affiatamento di un bel gruppo di giovani redattori, più qualche collega già esperto, guidati da alcuni "senatori" e dal rigore etico e professionale di Sechi, autorevole "padre padrone".
La colla del gruppo erano la politica (salvo qualche eccezione, tutti della sinistra parlamentare o gruppettara costretti da un tacito patto a essere fedeli ai "fatti separati dalle opinioni", gabbia per qualcuno talvolta un po' stretta), il cinema, le serate in trattoria e anche la squadra di calcio del giornale (chi non giocava, come Passalacqua, faceva il tifo).
In quell'atmosfera nascevano in redazione anche innamoramenti e tormentate storie d'amore (redazione di Cotta continua, fu l'azzeccato calembour di un collega), qualche volta coppie stabili. Come quella di Guido e Mariella, la bellissima collega che si occupava della ricerca iconografica, poi diventata sua moglie. Aria un po' disincantata da gentiluomo di campagna, elegantemente trasandato, con l'inseparabile pipa, Guido allora ricordava un po' anche un Woody Allen non nevrotico, placido, con i suoi occhiali dalla robusta montatura nera.
La notorietà al cronista Passalacqua è arrivata con il terrorismo. Autore per Repubblica di documentate indagini sugli anni di piombo, è stato gambizzato dalla Brigata XXVIII marzo poco prima che lo stesso commando, con la stessa arma, uccidesse Walter Tobagi. Considerò quel ferimento senza enfasi, come un incidente sul lavoro.
Sempre per Repubblica Guido ha seguito fin dall'inizio (1985) la nascita e lo sviluppo del "fenomeno Lega Nord", intuendo per primo le grandi capacità d'espansione di quel movimento politico che poi ha davvero travolto e scompaginato le carte della sonnacchiosa politica italiana, e diventandone senza dubbio il più profondo conoscitore; lo dimostra il libro Il vento della Padania (Mondadori, 2009), al quale ha lavorato per anni, anche durante la malattia.
Ciao, caro Guido.

mercoledì 8 settembre 2010

L'autunno potrebbe essere caldo

Gli imprenditori metalmeccanici credono di risolvere i problemi della crisi del settore stracciando i contratti (Federmeccanica ha disdettato il contratto nazionale di lavoro del 2008 valido fino al 31 dicembre 2011) e dividendo il sindacato (firma di un accordo separato nel 2009 con Cisl, Uil e Ugl contestato da Cgil).
L'autunno si fa tiepido. Nostalgia canaglia.

lunedì 6 settembre 2010

Sistina: troppi visitatori, troppo maleducati

Gli affreschi della Cappella Sistina sono in pericolo, ha denunciato Antonio Paolucci, direttore dei Musei vaticani. La polvere e il respiro di quattro milioni di visitatori all'anno stanno danneggiando il Giudizio universale di Michelangelo e le opere degli altri artisti rinascimentali (Botticelli, Signorelli, Pinturicchio, Perugino, Ghirlandaio) che decorano le pareti della Cappella.
Ho rivisitato la Cappella Sistina qualche mese fa e mi ha fatto orrore vedere come la mancanza di un regolamento più severo e la non applicazione di quello in vigore ha trasformato quel luogo, che non è solo un'attrazione culturale, ma anche fortemente simbolico per la Chiesa cattolica, in un bivacco di turisti disordinati, vocianti, fotocamera-digitale-muniti che sparano più lampi di un temporale d'agosto, taluni sdraiati per terra, scalzi, per riposare e per far riposare i piedi dopo la lunga galoppata attraverso le austere gallerie dei Musei vaticani.
Tutti i visitatori respirano e portano polvere. Quelli maleducati ancora di più.

domenica 5 settembre 2010

Scusi Fini, va quasi tutto bene. Ma adesso?

Ho appena finito di guardare e ascoltare su La7 la diretta speciale sul discorso di Gianfranco Fini a Mirabello. Questi sono appunti sparsi su quanto ha detto il cofondatore del Pdl, un'ora e mezza di parole talora sferzanti, sciabolate per Berlusconi e il suo partito (la maggior parte), e altre almeno apparentemente concilianti, uno stile per certi aspetti buono per qualunque soluzione. Sarà rattoppo provvisorio o rottura definitiva? Quel che è certo è che il guanto della sfida è stato lanciato.
Il momento divertente - BERLUSCONI COME STALIN
"Il 29 luglio l'ufficio politico del Pdl, in mia assenza, ha decretato la mia esplusione da un partito che avevo contribuito a fondare. Tra le motivazioni un continuo stillicidio di dissenso, spesso in sintonia con l'opposizione e i temi della sinistra, e una partecipazione attiva al gioco al massacro delle procure. Un provvedimento ispirato dal Libro nero del comunismo che ci è stato consegnato al momento della nascita del Pdl. Solo nel peggior stalinismo si può essere messi alla porta senza alcun tipo di contradditorio. In una democrazia liberal non c'è eresia perché non c'è ortodossia".
Un modo davvero ispirato per dare del comunista, anzi dello stalinista, al cavaliere.
Il momento del rimpianto - REQUIEM PER IL PDL
"Il Pdl non c'è più". Una bella, affascinante ipotesi politica che non è stata realizzata.
Il momento del governo - AI MINISTRI VOGLIO DIRE
Bisognava sì fare dei tagli per contenere la spesa, ma evitare tagli lineari (diretto a Giulio Tremonti) che producono gravi danni. Sono stato ferito dai tagli alle forze di polizia (a Roberto Maroni) e alla scuola (a Mariastella Gelmini). Valorizzare i giacimenti culturali che forse sono più importanti dei giacimenti petroliferi (a Sandro Bondi). La visita di Gheddafi definita uno spettacolo poco decoroso (a Franco Frattini) messo in scena da e per un personaggio che non può insegnare nulla a nessuno quanto a rispetto delle donne e della dignità umana.
Il momento della sintesi - ALCUN SLOGAN A EFFETTO
"Il Parlamento non è una dépendance del governo". "Governare non è comandare". Basta con gli insulti. Coinvolgere l'opposizione (cioè se l'opposizione ha buone idee un buon governo deve accoglierle e tradurle in realtà). "Un codice etico per chi ha cariche pubbliche (che non dica ciò che è lecito - per questo c'è già la legge - ma ciò che è opportuno)". "Lotta alla criminalità (anche dei "colletti bianchi" e dei "furbetti del quartierino)". "Leadership non significa proprietà".
Il momento della giustizia - GIUSTIZIA E GARANTISMO
"Sì al processo breve, no alla sua retroattività". "No a leggi ad personam, sì a legge a tutela del ruolo del premier". "Mai contrario al Lodo Alfano e al legittimo impedimento". "No alla cancellazione dei processi, sì alla loro sospensione". "Garantismo non è impunità". La giustizia va riformata per garantire tutti gli onesti, non contro i magistrati ma tenendo conto anche delle loro esigenze. "La magistratura è un caposaldo della democrazia con qualche mela marcia costituita da qualche magistrato politicizzato".
Il momento dei giovani - DISOCCUPAZIONE E WELFARE
"Mi piange il cuore quando leggo che un giovane su quattro non trova lavoro (degli altri tre, due sono sicuramente "a progetto", cioè precari - Ndr)". "La flessibilità non deve essere precarietà permanente". "In Germania le buste paga dei lavoratori non garantiti sono più pesanti". "Diamo ai giovani la possibilità di dimostrare il loro valore". "Dov'è la meritocrazia?". "Serve anche un patto generazionale per la grande questione giovanile. La società si è rovesciata: una volta era il lavoro dei giovani a dare serenità agli anziani, ora è il contrario". "Nella riforma del fisco bisogna introdurre il "quoziente familiare" soprattutto per alleggerire la pressione fiscale delle famiglie monoreddito con più figli".
Il momento politico - LA LEGGE ELETTORALE? MEA CULPA
"Sovranità popolare significa che gli elettori hanno il diritto di scegliere i loro rappresentanti da mandare in Parlamento. E qui devo fare mea culpa perché ho contribuito anch'io a questa legge elettorale. Sono vergognose le liste "prendere o lasciare". Bisogna poter scegliere i propri candidati".
Il momento della Lega - "BOSSI E' POPOLARE, MA...
...il Senatur non può pensare che la Padania esista davvero. La bandiera del federalismo oggi può essere alzata nell'interesse di tutti. Discutiamo con la Lega e con "Forza Italia allargata" che cosa significa federalismo sociale e fiscale, i tempi di attuazione, i costi standard dei servizi. E' un dovere, anche in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia".
Il momento dell'economia - BASTA "GHE PENSI MI"
"Serve un nuovo patto tra capitale e lavoro per rilanciare l'economia. Bisogna dare competitività alle nostre imprese senza pensare solo alla delocalizzazione. Ma vi pare possibile che, nonostante il "ghe pensi mi", si debba attendere ancora per conoscere il nome del ministro dello Sviluppo economico? In quale altro Paese avverrebbe una cosa del genere? E' un ministero importante, non uno strapuntino".
Il momento del premier - GRAZIE SILVIO ELETTO DAL POPOLO
A Berlusconi gratitudine per quel che ha fatto soprattutto nel '94, quando ha contrastato "la gioiosa macchina da guerra", ma "gratitudine non può significare che ogni volta che si critica o si esprime un'opinione diversa, si debba essere accusati di lesa maestà. Non siamo un popolo di sudditi. Berlusconi ha diritto di governare perché scelto dagli elettori. Pensare a scorciatoie giudiziarie per toglierlo di mezzo è una lesione alla sovranità dello Stato".
Il momento del futuro - CHE COSA FAREMO DOMANI
"Non si rientra in ciò che non c'è più. Il Pdl ormai è Forza Italia più qualche colonnello (La Russa, Alemanno, Gasparri - Ndr). Si va avanti senza cambi di campo o ribaltoni per onorare il patto con gli elettori, ma senza aggiungere nel programma qualcosa che non c'era e che diventa un'emergenza. Futuro e Libertà è lo spitiro autentico del Pdl, è quel che doveva essere il Pdl. Vogliamo capire come costruire un patto di legislatura. Non ci facciamo intimidire da campagne paranoiche e patetiche, attendiamo fiduciosi i riscontri della magistratura che dirà e stabilirà i responsabili di tanta volgarità, di tante menzogne e falsità. E' stato un atteggiamento infame, non perché rivolto alla mia persona, ma alla mia famiglia, ed è tipico degli infami. I gruppi parlamentari di Futuro e Libertà saranno chiari. Sosterranno il programma della maggioranza. Futuro e Libertà non rema contro. Minacciare le elezioni è terrorismo politico".
L'argomento assente - IMMIGRAZIONE E INTEGRAZIONE
Sul tema è in vigore una legge che porta anche il nome di Fini, che però più volte ha dichiarato che sarebbe una normativa da aggiornare. La questione del diritto di voto per gli immigrati regolari alle elezioni amministrative, sostenuto da Fini, è stata sempre un argomento scomodo all'interno della maggioranza e ha procurato al presidente della Camera numerose critiche dal centrodestra. Nel discorso di Mirabello Fini non ne ha fatto alcun cenno.

venerdì 3 settembre 2010

Vorrei Milly Moratti sindaco di Milano

Siamo alle solite. Si avvicina la scadenza (primavera 2011) per l'elezione del sindaco di Milano e il centrosinistra....non ha niente da mettersi. Pensarci per tempo? Mai.
Formalmente ci sarebbero al momento tre candidati (l'avvocato Giuliano Pisapia, l'architetto Stefano Boeri, il consigliere provinciale del Pd Roberto Caputo) nessuno dei quali però raccoglie ampi consensi.
La discussione riguarda soprattutto il personaggio più in vista, l'archistar Boeri, un professionista molto stimato anche all'estero, ma che ha il difetto di aver lavorato recentemente per l'attuale amministrazione di Letizia Moratti, d'essere coinvolto in affari poco chiari della "cricca" e di avere alcuni grandi progetti, in deroga al piano regolatore, insieme al palazzinaro Salvatore Ligresti, altra persona non proprio specchiata. Dalla sua, invece, il fatto di venire da una famiglia della buona borghesia (quella che una volta si diceva "illuminata") milanese, storicamente sempre a sinistra, d'essere attento ai problemi sociali e di avere capacità che, ben utilizzate, potrebbero davvero aiutare Milano a uscire da una dimensione nazionale per diventare finalmente una città di respiro europeo.
Dipendesse da me, metterei in campo una bella competizione famigliare candidando Milly Moratti, moglie di Massimo, il presidentissimo dell'Inter. Come Kramer contro Kramer, Moratti contro Moratti. E non sarebbe un'operazione di facciata, tutt'altro.
Milly Moratti è una donna molto combattiva nel suo ruolo di capogruppo di "Milano civica" in Consiglio comunale, laureata in fisica teorica, pioniera della diffusione di Internet come strumento di partecipazione, fondatrice e presidente di "Chiamamilano", uno spazio dove i cittadini possono avere informazioni sui loro diritti e possono incontrarsi per scambiare gratuitamente beni, esperienze, capacità; inoltre ha molto a cuore l'assetto urbanistico di Milano e la primavera scorsa ha criticato duramente il Piano di governo del territorio presentato da sua cognata Letizia, che prevede una cementificazione selvaggia della città.
Milly Moratti per me sarebbe il miglior candidato sindaco. E sono certa che, vincendo, sarebbe anche il sindaco ideale per la mia città, come un abito che ci va a pennello e che ci piace indossare.

giovedì 2 settembre 2010

Ibra e Robinho nell'urna elettorale

Berlusconi, che da qualche anno non scuciva più milioni per il Milan, improvvisamente ha cambiato idea e ha regalato ai suoi tifosi (spesso il tifo per la squadra rossonera non prescinde da quello per Berlusconi e viceversa) due grandi fuoriclasse: Ibrahimovic e Robinho (nella foto, con le maglie delle rispettive nazionali, Svezia e Brasile).
Voglia di vincere? Sì, le prossime elezioni politiche: nel dubbio che possano svolgersi presto o a fine legislatura, intanto è molto saggio per il cavaliere giocarsi questi due assi.

mercoledì 1 settembre 2010

Darfur, Pakistan: è successo qualcosa?

Di tutte le notizie che ho letto durante le vacanze d'agosto ce ne sono due che non hanno avuto l'attenzione mediatica e la solidarietà che meritavano.
La prima: il nostro Paese, con un motivo pretestuoso, ha negato gli aiuti che aveva promesso al Darfur, la martoriata regione sudanese teatro di un genocidio che va avanti da molti anni ininterrottamente e che non accenna a fermarsi (300 mila vittime, tre milioni di profughi, carestia, epidemie, distruzione di circa la metà dei villaggi).
E' una guerra a senso unico: da una parte le milizie a cavallo, i janjaweed, feroci predoni del deserto, sostenute dal governo di Khartoum che distruggono, rubano, uccidono, stuprano; dall'altra le indifese tribù di agricoltori e pastori. Un contingente di 26 mila soldati dell'Onu e dell'Unione africana a fatica cerca di fronteggiare l'emergenza sanitaria.
Non è una guerra d'aggressione per motivi religiosi (sono tutte comunità autoctone musulmane). Secondo Peacereporter, il network d'informazione sui punti caldi del mondo, le origini di questo conflitto, che ha provocato una gravissima crisi umanitaria, sono da cercare nella lotta per il controllo delle risorse, terra e acqua, tra le comunità stanziali e le tribù di allevatori nomadi, una lotta sempre più violenta a causa dell'avanzata del deserto e della siccità dovute al surriscaldamento globale. L'appoggio del governo sudanese ai miliziani ha reso ancora più drammatico e sanguinario il conflitto.
La seconda: le inondazioni in Pakistan che, secondo un portavoce dell'Onu, sono una catastrofe più grave dello tsunami in Asia (2004) e del terremoto di Haiti nel gennaio di quest'anno. Le acque che hanno sommerso città e villaggi hanno colpito oltre 18 milioni di persone contro i cinque milioni dello tsunami e i tre milioni di Haiti. Il linguaggio burocratico dei numeri (le vittime, i senzatetto, i dispersi eccetera) forniti dall'Onu è crudele (inoltre sono numeri sempre in aggiornamento) e purtroppo non colpisce più di tanto, assuefatti come siamo a ogni disgrazia accaduta lontano dai nostri occhi.
Ancora più crudele l'indifferenza con cui questa tragedia è passata svogliatamente nei giornali, nelle televisioni e nelle nostre coscienze. Sì, certo, alcuni Paesi hanno mandato degli aiuti, alcune organizzazioni umanitarie si sono attivate, ma non c'è stata la grande emozione collettiva, la grande mobilitazione generale che ha accompagnato altre catastrofi. E' mancata la solidarietà umana. Eravamo in pieno agosto, eravamo tutti in vacanza. Anche le nostre coscienze.