martedì 29 giugno 2010

Ignorare Berlusconi

Berlusconi è in missione all'estero. Da San Paolo del Brasile ci ha deliziato con l'ennesima battutina da caserma. Non la cito neppure. Anche questo è un segnale della sua solitudine. E' un uomo di cui non bisognerebbe più parlare, se non per le disastrose conseguenze dirette e indirette che il suo operato ha sulla nostra vita e sul nostro Paese. Basta, ignoriamolo.

venerdì 25 giugno 2010

La disfatta azzurra e l'onore della Nutella

Ieri sera, subito dopo la fine delle telecronaca della disastrosa partita Italia-Slovacchia che ha decretato il vergognoso fallimento della squadra azzurra in Sudafrica, sono partiti i break pubblicitari. Proprio nel primo, prescindendo dalla sua mancata partecipazione al Mondiale, un sorridente Alessandro Del Piero declamava: "Sono Alessandro Del Piero, in nazionale bevo Uliveto, sto in forma e digerisco bene". E una voce fuori campo: "Uliveto, l'acqua della nazionale....".
La pubblicità è una certezza. Crolli il mondo, è lì.
Non si è visto, invece, il cuoco della nazionale, quel giovanotto che, a furia di preparare per i nostri campioni succulente colazioni a base di Nutella, deve avergli fatto fare indigestione. Forse è scappato per salvare l'onore della Nutella.

giovedì 24 giugno 2010

Italia fuori dai Mondiali: risparmiateci i processi

Una volta tanto ha vinto il merito. Un po' mi dispiace che la squadra azzurra debba tornare a casa dal Mondiale di calcio in Sudafrica, ma molto l'Italia ha meritato questa bruciante (per dei campioni in carica) disfatta. Con due pareggi stentati e una sconfitta non è riuscita neppure a passare il turno. E dire che i nostri avversari erano stati giudicati tra i più facili da battere.
Adesso diranno che è colpa di Lippi (vero, ma non solo), della Federazione, di giocatori spompati o inesperti eccetera, e anche dell'Inter, che ha vinto a man bassa nell'ultima stagione, ma che non dà giocatori alla nazionale perché per 9/10 undicesimi è composta da stranieri. Ma chi impedisce alle altre squadre del campionato italiano di far emergere dei talenti?
Torniamo per favore con i piedi per terra. Lo richiede la situazione generale, ma lo richiede anche il buonsenso. Lo psicodramma dell'Italia fuori dal mondiale tale deve essere in primo luogo per chi ha gestito la squadra; i tifosi elaborino solo una prevedibilissima delusione. Per l'Italia pallonara è un esercizio difficilissimo, ma bisogna almeno provarci. Come? Abbassando i toni e lasciando lavorare in pace chi (Cesare Prandelli) raccoglierà i cocci della disfatta.
Adesso ci saranno inevitabili processi mediatici post-sconfitta dei quali faremmo volentieri a meno: spero che, fatte le debite proporzioni, non accada perfino qualcosa di esagerato e di analogo a quel che è successo in Francia, dove il presidente Sarkozy, praticamente sostituendosi alla giustizia sportiva, ha convocato un Consiglio dei ministri per giudicare l'ammutinamento della nazionale francese contro il proprio commissario tecnico.

domenica 20 giugno 2010

C'è la crisi? Eccovi un nuovo ministero

Da quasi due mesi l'Italia, dopo le dimissioni di Claudio Scajola, è senza ministro dello Sviluppo economico. Roba da niente in tempi di crisi economica durissima. Dell'interim del ministero si è impossessato, senza pudore, il premier Berlusconi (così il conflitto d'interessi -se ce ne fosse bisogno- diventa sempre più grande) che, sordo ai richiami di Napolitano, al momento sembra proprio non avere intenzione di mollare un dicastero così importante.
In compenso, mentre i tagli indiscriminati di Tremonti (che non tengono in alcun conto, appunto, le esigenze dello sviluppo) stanno per fare molte vittime, Berlusconi s'inventa un altro ministero, quello per l'Attuazione del federalismo e lo regala ad Aldo Brancher, un signore che nella politica sta navigando da tempo senza troppo successo e con qualche guaio giudiziario non risolto, ma che in passato ha fatto un favore molto utile al Cavaliere ricucendo lo strappo con Bossi all'epoca del "ribaltone". Insomma, ci lamentiamo che la riconoscenza non esiste più, e poi quando invece qualcuno la pratica ci scandalizziamo.....

venerdì 18 giugno 2010

E gli operai polacchi?

Ai margini, ma non troppo, della vicenda di Pomigliano c'è quella degli operai polacchi che si vedranno togliere la produzione della Fiat Panda. Anche la loro è una storia di magri bilanci famigliari da far quadrare.
La guerra tra poveri, mentre i ricchi si arricchiscono sempre di più, è uno degli aspetti più aberranti del nostro tempo.

mercoledì 16 giugno 2010

Dopo Pomigliano

Pomigliano oggi e la marcia dei 40 mila trent'anni fa. Due tappe molto significative nella storia del lavoro in Italia. La marcia dei "colletti bianchi" della Fiat, nel 1980, ha rappresentato una durissima sconfitta del sindacato e un punto di rottura nella storia delle relazioni tra lavoratori, sindacato e azienda. L'accordo per riportare in Italia la produzione della Panda, ha fatto di più: ha spaccato il sindacato sul tema dei diritti acquisiti (l'hanno firmato tutti i sindacati tranne la Fiom-Cgil, perché comporta la rinuncia ad alcune garanzie sindacali).
Le maestranze della Fiat di Pomigliano continueranno a produrre auto dopo aver espresso la loro volontà in un referendum il cui esito sembra scontato. Ma niente sarà più come prima. Gli operai di Mirafiori sono avvisati. Tutti i lavoratori sono avvisati.

domenica 13 giugno 2010

Per Pomigliano un salvataggio non a norma

E' un assurdo braccio di ferro in cui comunque vada, il lavoratore ha qualcosa da perdere. Riuscirà a mantenere il posto di lavoro (conservandolo a scapito della dignità) o salvaguarderà la sua dignità (perdendo però il posto)?
Quindicimila lavoratori e le loro famiglie per continuare ad avere mezzi di sussistenza sono sotto una specie di ricatto. Sono le maestranze (indotto compreso) della Fiat di Pomigliano d'Arco (Napoli), la fabbrica in cui Sergio Marchionne, amministratore delegato dell'azienda torinese, potrebbe riportare la produzione della Panda (attualmente in Polonia) a patto che i lavoratori accettino il piano dell'azienda, che prevede sì un cospicuo investimento (700 milioni di euro), ma anche una diminuzione dei loro diritti.
Perché si è arrivati a questo punto? La Fiat è un'azienda che molto ha dato all'economia italiana, ma altrettanto (se non di più) ha avuto. In ogni caso resta un elemento fondamentale per il nostro sistema-Paese. E se spesso ha trasferito delle produzioni all'estero, è anche perché qualche responsabilità pure i lavoratori (eccesso di assenteismo) e il sindacato (scioperi talvolta pretestuosi) ce l'hanno. Quando poi i nodi vengono a pettine, a pagare sono tutti, senza distinzione tra chi fa il proprio dovere e chi fa il lavativo.
Certo, Marchionne per la Fiat ha fatto anche bene, e senza di lui forse Pomigliano non esisterebbe più. Ma questi sono tempi barbari, in cui a chi lavora, anche a causa di certi errori del passato, possono venire richiesti sacrifici sempre più duri, come quello di rinunciare a certi diritti acquisiti: nell'emergenza la priorità è salvare i posti di lavoro.
Quando una persona sta affogando deve aggrapparsi a qualunque cosa galleggi, anche se non è a norma.

giovedì 10 giugno 2010

La lunga notte della seconda Repubblica

L'attuale legge elettorale, che non ci permette di esprimere preferenze e ci fa subire le scelte delle segreterie dei partiti, non piaceva a nessuno, neppure a chi l'aveva voluta, tanto da definirla "una porcata" (il ministro Calderoli). L'attuale ddl sulle intercettazioni, che di fatto mette il bavaglio alla stampa, non piace a nessuno dell'opposizione (ovvio), ma neppure a qualcuno della maggioranza (il presidente della Camera Gianfranco Fini e i suoi fedelissimi). Secondo Berlusconi, invece, questo provvedimento piace molto alla gente (chi?), che è "stufa di essere intercettata!". Si è mai vista una manifestazione di piazza di cittadini "stufi di essere intercettati"?
La manovra economica di cui si sta discutendo con prelievo "dalle tasche degli italiani", esclusi i ricchi e i ricchissimi beninteso, di 24 miliardi di euro, piace solo a Tremonti. Tra i giudizi che ha sollevato i più benevoli sono stati "doverosa, ma completamente sbagliata perché i tagli non sono per tutti e non c'è niente che riguardi la crescita".
Tra non molto (si parla di settembre) dovremo subire anche la riforma della giustizia, una riforma non disinteressata, che una volta per tutte metterà fuorigioco la magistratura e conferirà una sorta di impunità a coloro che dovrebbero essere almeno giudicati.
E poi sulla testa dei cittadini italiani pende sempre il progetto di una riforma della Costituzione, definita "cattocomunista" e "un inferno che non consente di governare".
Penso che stiamo vivendo in uno scenario da colpo di Stato strisciante che sta erodendo il nostro Paese lasciando sul terreno solo disastri. Un esempio per tutti: i giovani. E' come se non ci fossero, nessuno se ne occupa se non per sfruttarli. La nostra classe politica è così miope da pensare che questa non è un'emergenza. E allora continuiamo pure a sopportare i capricci del principe, magari anche sorridendo a qualche sua gaffe o battuta idiota, oppure mugugnando. Continuiamo pure a farci del male.
Tutto perduto, quindi? Dipende. Oscar Niemeyer, il geniale architetto brasiliano ha detto: "Quando la miseria si moltiplica e la speranza fugge dall'uomo, è tempo di rivoluzione". L'ha detto in tempi non sospetti. Ma le ideologie sono morte e hanno trascinato nella caduta anche le rivoluzioni.
Continua la lunga notte della seconda Repubblica. Ai veri democratici il difficile compito di riaccendere almeno la speranza.

mercoledì 2 giugno 2010

Chi vuole e chi non vuole la pace in Medio Oriente

I quasi 700 volontari, le cui navi con aiuti umanitari, cercando di forzare il blocco di Gaza imposto dagli israeliani, sono state attaccate lunedì notte dai militari israeliani in acque internazionali, appartengono a diverse nazionalità. Secondo l'elenco fornito dalle autorità di Israele i loro Paesi di provenienza sono: Australia, Azerbaijan, Italia, Indonesia, Irlanda, Algeria, Usa, Bulgaria, Bosnia, Bahrein, Belgio, Germania, Sudafrica, Olanda, Gran Bretagna, Grecia, Giordania, Kuwait, Libano, Mauritania, Malaysia, Egitto, Macedonia, Marocco, Norvegia, Nuova Zelanda, Siria, Serbia, Oman, Pakistan, Repubblica Ceca, Francia, Kosovo, Canada, Svezia, Turchia, Yemen.
Stando alle apparenze si potrebbe quasi dire che la pace in Medio Oriente, con la creazione di due Stati liberi e indipendenti (Israele e Palestina), la vuole tutto il mondo tranne i diretti interessati.
Ma ovviamente la questione è molto più complessa: gli aggrediti, anziché pacifisti, sarebbero attivisti legati ai filopalestinesi e il governo di Gerusalemme che li ha affrontati con una reazione fuori controllo, ha provocato, oltre alla morte di nove persone, anche un vero disastro politico. Un'altra interruzione (e una complicazione perché quanto accaduto coinvolge pesantemente la Turchia dalla cui coste sono partite le imbarcazioni degli attivisti) per il già difficilissimo cammino verso la pace.

Più disoccupati? Per forza, tutti cercano lavoro.....

Un giovane italiano su tre è disoccupato. L'hanno detto in questi giorni l'Istat e il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, dimenticandosi di dire che i due che lavorano sono soprattutto precari. L'emergenza lavoro giovani è l'unica emergenza del nostro Paese ignorata da tutti, anche dalla Protezione civile, che qui avrebbe un bel daffare, altro che Grandi Opere.
Commentando la tendenza all'aumento della disoccupazione il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha detto: "Il numero dei disoccupati cresce perché, con la ripresa (quale? - Ndr) calano gli scoraggiati e aumentano quanti cercano lavoro". Come dire che basterebbe non cercare più lavoro per far diminuire la disoccupazione.
Ma si può avere un ministro del Lavoro cosi?

martedì 1 giugno 2010

Wc tecnologici: una denuncia di bassa Lega

In molte scuole italiane, da anni, tocca ai genitori degli alunni fornire di carta igienica i bagni dell'istituto. La scuola non ha soldi, figuriamoci se vengono spesi in un articolo così voluttuario!
Non la pensano così alla regione Lazio, dove ogni anno si spendono per 800 bagni circa 500 mila euro (ripeto: 500 mila euro) solo per la manutenzione delle assi del water (Corriere della sera di oggi, pag. 15). Che cos'hanno di così speciale queste tavolette da richiedere, ciascuna, 52 euro al mese per essere mantenuta efficiente? Forse perché vengono a contatto col lato B di assessori, consiglieri, funzionari e dipendenti regionali? E che cos'hanno questi fondoschiena di diverso da quelli degli alunni delle scuole?
Confesso che non conoscevo neppure l'esistenza di così raffinati wc tecnologici (sono rimasta ai fogli di cellulosa da deporre sui bordi del vaso, come si usa in viaggio, nei campeggi, eccetera) dotati di un pulsante che, a ogni scarico dello sciacquone, fa entrare in azione un meccanismo che cambia automaticamente la pellicola plastificata che copre la superficie dell'asse. Tutto pulito, tutto sterile, perfetto, avanti un altro.
Sembra che una simile meraviglia (anche diseducativa in certi casi, nonostante l'età adulta dei fruitori, perché finisce per sollevarli dal dovere di comportarsi sempre e ovunque con educazione e civiltà) sia in dotazione anche al ministero degli Esteri, a quello del Tesoro, all'Aci e alla regione Veneto, ma non si sa fino a quando, dal momento che gli onerosi contratti d'appalto per la manutenzione dei water tecnologici, firmati per la regione Lazio dagli ex governatori Francesco Storace e Piero Marrazzo, ricaduti sulla Polverini, e denunciati adesso dal ministro leghista Calderoli, sono entrati tra gli obiettivi della guerra agli sprechi nella pubblica amministrazione. Battaglia giusta per principio, almeno fino a quando non verranno dotati di sedili elettronici tutti i bagni degli edifici pubblici, scuole comprese.