giovedì 22 maggio 2014

Expo 2015: lavorare gratis, lavorare tutti

Expo Milano 2015 cerca 10 mila volontari. Chiunque lo desideri, giovani ma anche pensionati, è invitato a lavorare gratuitamente (salvo mini rimborso spese per trasporto e pranzo) per l'accoglienza e il supporto ai partecipanti e ai visitatori "dando un chiaro ed evidente messaggio e immagine di integrazione, universalità e solidarietà", come recita il sito volunteer.expo2015.org
Ma Expo 2015 non doveva rappresentare anche un'importante occasione di rilancio dell'occupazione?
Certo, tutti i grandi eventi nazionali e internazionali si sono sempre serviti della collaborazione di giovani volontari per ricevere, orientare e gestire la moltitudine di visitatori, ma allora aveva più senso fare una simile esperienza come volontario (vuoi per ampliare le proprie esperienze, crearsi nuove relazioni eccetera) perché comunque il mercato del lavoro era ancora vivo. Ma oggi?



lunedì 12 maggio 2014

I costi della corruzione e non solo....

"Capitale corrotta, nazione infetta". Questo celebre titolo de L'Espresso (inchiesta di Manlio Cancogni sulla speculazione edilizia a Roma, 1956) calza a pennello purtroppo ormai a tutto il nostro Paese.
Tangentopoli non è mai finita: gli arresti "eccellenti" di questi giorni lo testimoniano. Che schifo. E le conseguenze di questi comportamenti criminali le paghiamo tutti, soprattutto pesano sul costo economico e sociale del lavoro.
Da anni, per esempio, la colpa del mercato del lavoro bloccato, troppo rigido, viene attribuita alla crisi economica e questa responsabilità è individuata soprattutto nella rete di protezione dei lavoratori, nei loro diritti che sarebbero sempre troppi e impediscono agli imprenditori di fare gli imprenditori. Balle.
Troppa burocrazia, lentezza biblica della giustizia, i crediti che le aziende fornitrici dello Stato non riescono a riscuotere e l'alto tasso di corruzione (vedi la cronaca recente) sono invece tra i maggiori fattori responsabili della rigidità del mercato del lavoro.
Chi ha orecchie per intendere, intenda e la smetta di raccontare frottole.

giovedì 8 maggio 2014

La mia proposta per il lavoro

Il lavoro non c'è perché l'economia non cresce. Il primo assaggio del Jobs Act (nuove regole per apprendistato e contratto a tempo determinato) è molto indigesto: che produca qualche posto di lavoro è tutto da vedere.
Neppure le precedenti riforme hanno fatto crescere l'occupazione o, meglio: il pacchetto Treu (1997) ha introdotto la flessibilità e aperto la strada alla precarietà; la legge Biagi (2003) ha inventato i contratti atipici e ha consolidato la precarietà; la legge Fornero (2012) ha compiuto un maldestro tentativo di contrastare la precarietà e ha rafforzato invece l'equazione flessibilità uguale precarietà.
Il lavoro non c'è e, dicono quelli che sanno, non si può creare per legge. Certo, ma allora perché per legge si è creata la precarietà?
Da diversi anni mi interesso di questo problema. Penso che, con le categorie dell'apprendistato, del contratto a tempo determinato, del contratto a tempo indeterminato e del contratto stagionale, si possano coprire tutte le esigenze del mercato del lavoro. Che bisogno c'è di inventarsi contratti fantasiosi forieri solo di precarietà?
Detto questo, secondo me la soluzione potrebbe essere come l'uovo di Colombo. Il contesto sociale negli ultimi dieci anni è profondamente mutato e lo Statuto dei lavoratori, che risale addirittura al 1970, non corrisponde più alla situazione reale; si potrebbe allora abolire anche quel che resta dell'ormai anacronistico art. 18 (esclusi i casi di discriminazione) e contestualmente abolire tutti, dico tutti, i contratti atipici. Una riforma coraggiosa. Troppo; anche per un governo spregiudicato, come quello di Renzi, che non perde occasione per dire che ascolta tutti ma poi decide per proprio conto.

martedì 6 maggio 2014

Lavoro: una multa che fa ridere (amaramente)

Dell'indignazione di qualche milione di lavoratori precari e delle loro famiglie per le nuove misure del governo che precarizzano ulteriormente il mercato del lavoro, non si è accorto nessuno. Forse ormai la rassegnazione ha lasciato il posto all'indignazione, non so; il fatto è che questo governo, che tante aspettative aveva sollevato con ripetute dichiarazioni di lotta alla precarietà, mi ha completamente delusa.
La nuova, ennesima, riforma del lavoro è stato messa nelle mani di: Giorgio Poletti, ex Pci, già presidente dell'Alleanza delle Cooperative, un imprenditore; Maurizio Sacconi, già ministro del Lavoro del governo Berlusconi, ex Psi, ex Forza Italia, ora col Ncd di Alfano, a suo tempo chiamato "ministro della disoccupazione", acceso sostenitore della flessibilità selvaggia, cioè della precarietà selvaggia, l'uomo che, quando era in carica come ministro, a colpi di decreti ha neutralizzato le residue speranze di quei precari che volevano un riconoscimento formale del lavoro pregresso che avevano svolto con falsi  contratti attraverso un'azione legale da intraprendere una volta scaduti i rispettivi contratti; Sacconi mise delle scadenze così ravvicinate per la presentazione dei ricorsi ai giudice del lavoro da rendere impossibile l'azione legale. Infine, Cesare Damiano, altro ex Pci, lunga carriera nella Fiom-Cgil prima di approdare al Parlamento, dove oggi è presidente della Commissione Lavoro della Camera.
Non ho capito perché nel gioco degli equilibri politici abbia nettamente prevalso la volontà di Sacconi e di tutto il Nuovo centro destra. Ho visto in un Tg Alfano molto soddisfatto: "Bene, ora c'è più Biagi e meno Fornero", ha detto, come se la Fornero fosse stata di sinistra!
"Ora c'è più Biagi" vuol dire di fatto che le aziende che violeranno il divieto di avere più del 20% di contratti a tempo determinato, invece della stabilizzazione obbligatoria per il surplus di quei contratti pagheranno una multa. Una multa, capito?
Adesso il decreto dovrà ripassare dalla Camera per l'approvazione definitiva. Ancora una volta un provvedimento sulla pelle dei più deboli.