mercoledì 3 maggio 2017

Primarie PD: Renzi "il rottamatore" salvato dall'establishment

E così "il rottamatore", che era stato disarcionato dalla clamorosa sconfitta nel referendum costituzionale del 4 dicembre scorso, è risalito in sella grazie ai voti di quel largo establishment politico e sociale, che secondo lui paralizzava il Paese impedendogli di crescere, e che per questo era il suo nemico dichiarato. Dall'analisi del voto delle primarie realizzato da Candidate & Leader Selection (Società Italiana di Scienza Politica) e pubblicato su Repubblica di oggi, è emerso chiaramente che a votare per Matteo Renzi sono stati soprattutto gli over 55 mentre i giovani gli hanno preferito Andrea Orlando e Michele Emiliano.
Un dato che qualcosa vorrà pur dire. I giovani non hanno votato Renzi perché, al di là dei suoi slogan, Renzi ha continuato a ignorare i loro problemi: il lavoro innanzi tutto, e la conseguente mancanza di prospettive per il futuro.
Gli over 55 invece, almeno i tanti con la pancia piena, hanno visto in Matteo Renzi l'uomo della stabilità, il leader forte che, prendendo le distanze da parti sociali che avrebbero voluto politiche più eque e un rafforzamento del welfare, può permettere loro di mantenere le sicurezze conquistate.
Questa, secondo me, è anche la ragione per cui molti elettori (anche intellettuali incantati dal suono del "pifferaio magico"), un tempo elettori o militanti di sinistra o addirittura della sinistra radicale, che per ragioni anagrafiche non sono stati colpiti duramente dalla crisi e sono riusciti ad avere negli anni carriere lavorative regolari o carriere professionali che li hanno traghettati anche ai vertici di aziende e multinazionali (che prima combattevano a prescindere, aggiungo senza tono polemico ma come dato di fatto), da adulti si sono buttati alle spalle anni di onorato servizio a sinistra in difesa dei più deboli (do you remember Pci, Pds, Ds?). Certo, gli scenari sono molto cambiati, le ideologie sono tramontate, non siamo più sulle barricate ma i deboli, i poveri, i disoccupati ci sono ancora, anzi con la precarietà del lavoro sono aumentati e chiedono risposte strutturali ai loro bisogni, non bonus a pioggia solo per alcune categorie. Naturalmente Renzi, che aveva ereditato una situazione già pesante, non è il responsabile di tutto: le responsabilità vanno condivise (vero governi precedenti?, vero sindacato?, vero "poteri forti"?). Però Renzi è l'uomo che aveva promesso di cambiare verso al Paese con riforme che, signora mia......
Sorprende un po' anche la tenacia con cui, anche in presenza di un sensibile aumento delle disuguaglianze, Renzi e i suoi elettori continuano a rivendicare la loro appartenenza alla sinistra, anzi al centrosinistra. Ma quale sinistra o centrosinistra? Di fatto, in nome di un Pd nato già un po' malaticcio dall'unione tra Ds e Dc, molti elettori sono andati a ingrossare le fila del renzismo, teoria politica dell'uomo che vuole essere solo al comando, che ha già avuto un paio di gravi incidenti di percorso con la sconfitta referendaria e con la scissione nel partito e nel corpo elettorale, un uomo che nei fatti va a sinistra solo quando deve svoltare a sinistra a un incrocio.

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