venerdì 9 agosto 2013

"U parrinu": storia di un'amicizia ritrovata

Tra poco più di un mese saranno vent'anni dall'assassinio di don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio, uno dei quartieri più degradati di Palermo. A Brancaccio dominavano allora i fratelli Graviano, famiglia mafiosa cui la presenza di quel piccolo prete dava molto fastidio. La "colpa" di don Pino era stata quella di strappare i ragazzi dalla strada, accoglierli per insegnare loro a crescere nella legalità sottraendo così manovalanza al crimine organizzato. I Graviano decisero la sua morte. Don Pino, per il suo martirio, è stato beatificato il 25 maggio scorso.
Poche righe per sintetizzare la storia grande e coraggiosa di don Puglisi, una testimonianza stroncata con la violenza, una storia che ha lasciato un segno profondo nelle coscienze di molti italiani e in particolare in quella di un attore, Christian Di Domenico, 44 anni, che ha deciso di portarla sul palcoscenico con un monologo intitolato U parrinu (Il prete), presentato in anteprima sul molo di Monterosso (Cinque Terre) il 5 agosto, in una serata a beneficio della raccolta fondi per riparare la frana che ha colpito il locale convento dei Cappuccini (vedi post del 4 luglio scorso).
Sembrerebbe una rappresentazione di teatro civile, come quelle importanti cui ci hanno abituato artisti famosi (Dario Fo, Marco Paolini, Laura Curino, Ascanio Celestini), spinti dal proprio impegno personale a raccontare personaggi e vicende del nostro Paese che non dovrebbero mai cadere nell'oblio. Nel racconto di Di Domenico c'è però qualcosa di più. C'è una parte della sua vita, c'è la sua storia personale con il protagonista del suo racconto: don Pino Puglisi.
C'è il rimorso per non aver chiesto scusa a don Pino, per essersi negato al suo affetto da un certo momento della sua vita in poi. Fin da piccolo Christian aveva potuto godere di un rapporto speciale con don Pino grazie a sua mamma, siciliana, da sempre grande amica del sacerdote. Don Pino era diventato così per Christian una presenza importante e assidua, che lo accompagnava anche nella crescita rispondendo alle domande più intime di un ragazzino che cresceva; talvolta avevano passato anche le vacanze insieme.
La loro amicizia si spezzò bruscamente quando, in seguito a un rimprovero del sacerdote, Christian si stizzì e si arrabbiò così tanto da troncare ogni rapporto con don Pino, rifiutandosi perfino di salutarlo quando il sacerdote telefonava a casa. Il suo era un gesto di ribellione frequente nei giovani, ma Christian allora non sapeva che quel gesto gli avrebbe procurato un grande senso di colpa. Lo capì la sera del 15 settembre 1993, quando gli arrivò la notizia che don Puglisi era stato "giustiziato" con un colpo alla nuca da due killer al soldo dei fratelli Graviano. Don Pino era morto senza che lui avesse potuto chiedergli scusa.
Portare la storia della loro amicizia in teatro, raccontarla con ricchezza di aneddoti e particolari anche personali è stato per Christian Di Domenico il miglior modo per scusarsi con l'amico don Pino, per chiudere col ricordo di quell'episodio sgradevole, per elaborare quel rimorso. La narrazione risente un po', soprattutto all'inizio, della "fatica" di Di Domenico nell'affrontare in pubblico un dolore così grande e così privato. Ma è proprio questo l'elemento in più sulla scena: la condivisione del proprio dolore con altri, la loro partecipazione, aiuta quella ferita a rimarginarsi.
Nel prossimo autunno-inverno il monologo U parrinu andrà in scena in diversi teatri. Il 9 febbraio 2014 appuntamento al Teatro di Ringhiera di Milano.


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