venerdì 2 agosto 2013

Ci vuole un'altra sentenza per il politico Berlusconi

"Il conflitto d'interessi dell'imprenditore che si è fatto politico ha pagato così il suo prezzo più alto: è infatti il suo agire di imprenditore che è stato sanzionato dal giudice, nella convinzione che sia proseguito anche mentre sedeva a Palazzo Chigi".
A prima vista questa frase dell'editoriale del Corriere della Sera di oggi,  intitolato"Siate seri, tutti" e firmato da Antonio Polito, mi ha fatto fare un balzo sulla sedia. La fretta di conoscere, oltre alla cronaca della condanna, anche le analisi degli opinionisti, mi aveva indotto in errore e avevo letto "...il suo agire da imprenditore anziché ....di imprenditore", come invece dice il testo. Se così fosse stato tutti gli imprenditori onesti (voglio credere che ce ne siano) sarebbero dovuti insorgere.
Ma anche la lettura corretta di questa frase provoca indignazione perché sottolinea, come se ce ne fosse stato bisogno, l'esistenza di un conflitto di interessi colossale, fintamente disciplinato (legge Frattini, 2004) e nei fatti bellamente ignorato. Ciò che ha permesso a Berlusconi di governare (i risultati sono sotto gli occhi di tutti, tranne che dei suoi fan) e al tempo stesso di frodare il fisco, cioè i cittadini italiani.
La sentenza definitiva della Cassazione ha condannato l'imprenditore Berlusconi. Per una condanna del politico (sonora sconfitta elettorale) che in quasi vent'anni ha portato il Paese sull'orlo della bancarotta, dobbiamo ancora aspettare. Speriamo non molto.

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