La vista dei top manager di Air France (nella foto, Xavier Broseta, capo delle Risorse umane) con la camicia strappata o senza camicia, che ieri mattina arrancavano per fuggire oltre i cancelli della loro sede all'aeroporto di Paris CDG, all'interno dei quali per loro erano botte e calci sicuri, non è stata un bello spettacolo; diciamo pure che è stato uno spettacolo incivile. Assolutamente incivile.
Ma quanto di civile c'è nella scelta fatta a tavolino di lasciare a casa 2900 lavoratori? Soprattutto dopo che su quella stesso tavolo qualche anno o mese prima erano state fatte, non importa se dagli stessi o da altri manager, scelte strategiche completamente sbagliate che hanno messo l'azienda in condizioni di dover proporre tagli dolorosi per sopravvivere?
Quello dei manager che sbagliano, della loro responsabilità, è un tema molto spinoso che suscita alcune domande.
Come vengono scelti i dirigenti di un'azienda? Se poi risultano incapaci è proprio necessario riempirli di benefit, bonus e milioni quando se ne vanno e lasciano sul lastrico migliaia di famiglie? Si dice sempre che lo prevede il loro contratto. Ma quando si scelgono non si possono condizionare i loro lauti guadagni al buon andamento dell'azienda che viene loro affidata? Perché nessuno di loro paga mai per i danni, anche gravissimi, provocati? Quanto di civile c'è nel liquidarli a peso d'oro?
Quel che è accaduto all'aeroporto di Parigi, dove a sollevarsi sono stati soprattutto piloti, hostess e personale di terra (lavoratori "garantiti"), induca a riflettere soprattutto il sindacato, anche da noi. Chi si ribella lo fa perché ha paura di perdere ulteriormente diritti, già in parte erosi per motivi sempre ossessivamente riconducibili alla crisi e non all'incapacità del top management. Chi non si ribella invece sono gli ultimi, i precari, quelli che non hanno diritti, non sono rappresentati da nessuno e nessuno li ascolta. Attenzione, però, la scintilla scoppiata in Francia potrebbe diventare contagiosa.
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