giovedì 9 settembre 2010

Ricordo Guido Passalacqua

E' morto Guido Passalacqua, giornalista di Repubblica, 67 anni. Lascia la moglie Mariella e il figlio Tommaso, amatissimi.
Questo è il mio ricordo personale. Prima di arrivare a Repubblica (dove ha lavorato dalla fondazione) e di una parentesi ad Abc, settimanale scandalistico di inchieste e cronacaccia, Guido aveva iniziato nel newsmagazine Panorama diretto da Lamberto Sechi, una dura scuola di giornalismo sul campo. Vi era approdato all'inizio degli anni '70, nella stagione più felice del settimanale mondadoriano, che cominciava a cogliere successi anche grazie all'affiatamento di un bel gruppo di giovani redattori, più qualche collega già esperto, guidati da alcuni "senatori" e dal rigore etico e professionale di Sechi, autorevole "padre padrone".
La colla del gruppo erano la politica (salvo qualche eccezione, tutti della sinistra parlamentare o gruppettara costretti da un tacito patto a essere fedeli ai "fatti separati dalle opinioni", gabbia per qualcuno talvolta un po' stretta), il cinema, le serate in trattoria e anche la squadra di calcio del giornale (chi non giocava, come Passalacqua, faceva il tifo).
In quell'atmosfera nascevano in redazione anche innamoramenti e tormentate storie d'amore (redazione di Cotta continua, fu l'azzeccato calembour di un collega), qualche volta coppie stabili. Come quella di Guido e Mariella, la bellissima collega che si occupava della ricerca iconografica, poi diventata sua moglie. Aria un po' disincantata da gentiluomo di campagna, elegantemente trasandato, con l'inseparabile pipa, Guido allora ricordava un po' anche un Woody Allen non nevrotico, placido, con i suoi occhiali dalla robusta montatura nera.
La notorietà al cronista Passalacqua è arrivata con il terrorismo. Autore per Repubblica di documentate indagini sugli anni di piombo, è stato gambizzato dalla Brigata XXVIII marzo poco prima che lo stesso commando, con la stessa arma, uccidesse Walter Tobagi. Considerò quel ferimento senza enfasi, come un incidente sul lavoro.
Sempre per Repubblica Guido ha seguito fin dall'inizio (1985) la nascita e lo sviluppo del "fenomeno Lega Nord", intuendo per primo le grandi capacità d'espansione di quel movimento politico che poi ha davvero travolto e scompaginato le carte della sonnacchiosa politica italiana, e diventandone senza dubbio il più profondo conoscitore; lo dimostra il libro Il vento della Padania (Mondadori, 2009), al quale ha lavorato per anni, anche durante la malattia.
Ciao, caro Guido.

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