martedì 17 novembre 2009

Tv digitale terrestre: un diktat indigesto

E’ in pieno svolgimento, nel nostro Paese, il passaggio dalla tv analogica a quella digitale terrestre. Senza dubbio un fatto importante, un bel passo avanti nell’innovazione tecnologica. A farne le spese, proprio nel senso di spesa, sono come sempre gli utenti, che devono comprare un decoder o un televisore di ultima generazione con decoder incorporato. Certo, il governo è stato “generoso” concedendo un bonus di 50 euro a chi ha più di 65 anni e un reddito annuo inferiore ai 10 mila euro, e obbligando la quasi totalità dei cittadini a pagare, senza sconti, un altro balzello, compensato sì dalla disponibilità di diversi altri canali (quanto migliorerà la qualità dei programmi è però tutto da vedere), ma che alla fine rappresenta un business, guarda caso, soprattutto per i proprietari di reti televisive. Altre categorie di operatori contenti sono i produttori di apparecchi tv e decoder e, ovviamente, gli antennisti, chiamati a un superlavoro per risintonizzare i ricevitori o riposizionare antenne. Una bella spinta al consumo, per aiutare l’economia del Paese, in uno dei suoi momenti più difficili: come dire, i già pochi soldi delle famiglie, sottratti al risparmio, devono essere spesi per forza anche per un consumo che in questo momento non sarebbe proprio indispensabile. A questo proposito mi piace ricordare un fatto di segno opposto: il ritardo, rispetto ad altri Paesi europei, con cui la tv a colori è entrata nelle case degli italiani (1976) fu causato soprattutto dalla dura opposizione di Ugo La Malfa, segretario del Pri (allora partito di governo), preoccupato invece che le famiglie potessero indebitarsi fortemente per acquistare i primi, costosissimi tvcolor, e il tasso d’inflazione corresse quindi più veloce. Non sono contraria all'innovazione tecnologica (oltre tutto la sto usando adesso, proprio mentre scrivo), ma forse sarebbe meglio, quando si fanno certe scelte, non adottare solo criteri strettamente economici.

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